Beld's Blog
lunedì 20 gennaio 2014
DM Master si trasforma
Come alcuni di voi sapranno, collaboro ormai da anni con la rivista DM Magazine. Una collaborazione che mi ha permesso di conoscere tanta gente interessante e di dedicarmi a uno dei miei hobby preferiti.
Ora quella rivista elettronica si trasforma. Diventa un blog, un posto di più facile consultazione rispetto alla pesante rivista in pdf, che proporrà, oltre ai nuovi articoli, anche tutti quelli vecchi; in un database comodo e alla portata di tutti.
ecco il link e buona lettura.
a presto!
domenica 29 dicembre 2013
La Quest(ione) Heroquest 25° anniversario
Lo
premetto, così chi vuole può smettere subito di leggere e fa pace con se (me)
stesso. Questo articolo e palesemente pro-Heroquest 25° anniversario. Ok, l’ho
detto, ora non lamentatevi di quello che leggerete in seguito, lo fate a
vostro rischio e pericolo.
È da
quando ho letto l’annuncio di questa “nuova versione” che seguo le vicende, su
ogni sito, blog, forum, di questa vicenda che ormai sembra aver preso toni da
saga mitica. Perché lo ammetto, io adoravo Heroquest. Sono uno di quei tanti
nostalgici che hanno iniziato il percorso giochi
di ruolo/giochi da tavolo grazie proprio a questo gioco e mi sarebbe sempre
piaciuto poter riproporre il titolo ad amici che magari, più giovani o meno “scafati”
di me, non avessero avuto questa occasione.
“comprati
la scatola originale allora!”
Ecco un’obbiezione interessante che ho letto in giro, il nuovo heroquest non è l’heroquest originale, tanto interessante quanto banale. Da poco mi è capitato di scaricare da internet (o mio dio ma è illegale!) una copia di un vecchio libro di Fritz Leiber. Orbene, anche volendo, non sarei riuscito a recuperare il libro originale edito in Italia una ventina di anni fa, perché la casa editrice non lo pubblica più. Nessuno si è mai più interessato di recuperare i diritti, o la casa editrice italiana non li ha mai ceduti, e voilà, un libro in meno nel catalogo delle mie letture, impossibile da recuperare se non per merito di qualche appassionato che ha deciso di donare un po’ del suo tempo e delle sue energie per scansionarlo, trasformarlo con un OCR e metterlo a disposizione di tutti (“delinquente!”).
Io vedo dei punti in comune, e voi? Eppure siamo ancora molto lontani, dato che il nuovo Heroquest, a parte il nome, è ancora più distante dall’Heroquest originale targato MB dei primi anni 90, tanto da non avere gli stessi disegni, la stessa grafica, le stesse miniature, e avere un regolamento solo ispirato al vecchio gioco.
Voglio dire, sembra quasi un’operazione tipo Marca dell’Est per quanto riguarda il gioco di ruolo. Un momento, ma la MdE esiste, è ha una bella schiera di fan, eppure non è D&D, non ha la stessa grafica, non ha lo stesso design, non ha nemmeno lo stesso regolamento, o meglio è per il 90% D&D ma ha qualche differenza qua e la, eppure non è scoppiato tutto questo casino… perché? Forse perché non si chiama D&D 25° edizione. Davvero quel nome avrebbe avuto così importanza, davvero quel nome HA così importanza?
O forse per molti l’importante
era giocare a D&D, poco importa che non fosse proprio il D&D degli anni
’80, quello 100% originale, che la scatola non fosse proprio rossa (ma ha
comunque un guerriero che sfida un drago in copertina) che magari dentro non ci
fosse il modulo X1. I giocatori volevano principalmente giocare a quel gioco, e
non gli si poteva chiedere di andarsi a recuperare la scatola rossa (non credo
neanche che nel mondo dell’usato ce ne siano abbastanza per tutti), ne si
poteva chiedere alla TSR/Wizard/Hasbro di rimettere in commercio quella
scatola, (si ok ci sono le edizioni anniversario con prezzi da furto, non
ditemi che sono fatte per i fan e non per guadagnarci a bestia sopra).
Ci ha pensato una casa editrice spagnola, sempre loro, il male dell’editoria incarnato, devono averlo nel DNA. È dai tempi della Falomir che hanno questo impulso incotrollato.
Concludo
con un interessantissimo articolo di Cory Doctorow (consiglio a tutti di
leggere di lui il più possibile) che riassume il mio pensiero e “forse molto
meglio di me” è in grado di metterlo nero su bianco.
Warhol
si rivolta nella tomba
Originariamente
pubblicato su The Guardian, 13 novembre 2007.
L’eccellente
programma della Pop Art Portraits, l’attuale mostra della National Portrait
Gallery di Londra, ha molto da raccontare sui quadri appesi ai muri e i diversi
materiali utilizzati dagli artisti per produrre le loro opere provocatorie.
Apparentemente
sembra che abbiano tagliuzzato riviste, copiato fumetti, disegnato personaggi
di cartoni famosi come Minnie Mouse, riprodotto copertine della rivista Time,
utilizzato ironicamente i cartoni di Charles Atlas, dipinto sopra foto ironiche
di James Dean e Elvis Presley, e tutto questo solo nelle prime sette stanze.
Il
programma descrive l’esperienza estetica evocata dalle icone di qualsiasi tipo
di cultura, trasfigurate grottescamente. Famosi artisti della Pop Art compresi
Larry Poons, Robert Rauschenberg e Andy Warhol hanno creato queste immagini
fregando i lavori di altri, senza permesso, e trasformandolo in modo da fare
dichiarazioni ed evocare emozioni mai espresse dai creatori originali.
Ciò
nonostante, il programma non dice una parola sul copyright. Potete biasimare
gli autori? Un trattato, su come il copyright e il marchio di fabbrica
potrebbero – avrebbero dovuto – ostacolare la creazione di queste opere,
potrebbe riempire interi volumi.
Leggendo
il programma della mostra, potete solo presumere che il messaggio del curatore
sul copyright sia che qualora si tratti di libertà d’espressione, i diritti dei
creatori del materiale originale passano in secondo piano rispetto a quelli
degli artisti della Pop Art.
C’è, in
ogni caso, un altro messaggio sul copyright nella National Portrait Gallery: è
implicito nel cartello “vietato scattare fotografie” esposto bene in vista in
tutte le sale, inclusa l’entrata della mostra dei Pop Art Portraits.
Questi
cartelli non intendono proteggere le opere dagli effetti devastanti dei flash
delle macchine fotografiche (altrimenti leggereste “vietato scattare foto con
flash”). No, il divieto sulle foto è teso a proteggere il copyright delle opere
appese ai muri, un fatto che ogni membro dello staff mi ha confermato immediatamente.
Infatti,
sembra che ogni centimetro quadrato della National Portrait Gallery sia
protetto da qualche tipo di copyright. Non mi era permesso neanche fotografare
il cartello di divieto. Un membro dello staff mi ha spiegato che la tipografia
e la disposizione dei caratteri dei cartelli sono protetti da copyright.
Se fosse
vero, presumibilmente le stesse regole impedirebbero a chiunque di scattare
foto in luoghi pubblici, a meno che voi possiate in qualche modo scattare una
foto di Leicester Square senza scritte, loghi, facciate architettoniche o
immagini. Diversamente dubito che anche Warhol avrebbe potuto restare impunito.
Quindi
qual è il messaggio della mostra? È la celebrazione del rimescolamento della
cultura, approfittando delle infinite possibilità aperte dall’appropriazione e
dal riutilizzo di immagini senza permesso?
Oppure è
l’epitaffio sulla lapide dei giorni beati prima che le Nazioni Unite fondassero
la WIPO e la mania che ne è seguita di trasformare ogni cosa che può essere
sentita e registrata nella proprietà di qualcuno?
Questa
mostra – pagata con soldi pubblici, allestita con alcune opere che sono
proprietà di istituzioni pubbliche – cerca di ispirarci a diventare artisti
della Pop Art del ventunesimo secolo, armati di fotocamere, siti Web e mixer, o
intende informarci che la nostra possibilità è sfumata e sarebbe meglio ci
accontentassimo di una vita da servi della gleba dell’informazione che non
possono neanche utilizzare liberamente ciò che vedono e che sentono?
Forse,
solo forse, questa è, in realtà, una mostra dadaista mascherata da Pop Art.
Forse il punto è allettarci con la deliziosa ironia di celebrare la violazione
del copyright mentre allo stesso tempo prendiamo coscienza che anche il
cartello “vietato scattare foto” è una forma di proprietà che non può essere
riprodotta senza il permesso: permesso che non otterremo mai.
Personalmente
auguro ai ragazzi della Game Zone ogni bene, non perché siano miei amici, non perché
lo facciano a scopo di lucro, ma solamente perché hanno dato finalmente voce a
25 anni di sogni di migliaia di persone il tutto il mondo.
A presto!
mercoledì 27 novembre 2013
Heroquest 25th Anniversary
I post in questo blog ormai sono una rarità, ma questa notizia scuote il mondo.
Buon
[Aggiornamento del 29-11-2013] Il kickstarter è stato sospeso perchè quei simpaticoni della moon design sostengono che il progetto in qualche modo li possa danneggiare. (a casa mia si chiama ricatto).
I ragazzi della Game Zone sono a lavoro per trovare un accordo, il kickstarter dovrebbe riprendere appena risolvono la questione.
[Aggiornamento del 08-12-2013] Il kickstarterè stato cancellato, aspettiamo nuove riguardo a come si muoverà la GZ nel prossimo futuro.
[Aggiornamento del 23-12-20013] Il Kickstarter è ripartito! Lo trovate Qui
venerdì 11 ottobre 2013
DM Magazine N°43
A poco più di tre settimane dalla Mecca del Gioco, Lucca Games, ecco
arrivare il numero 43 di DM Magazine, la rivista italiana dedicata al
retrogaming al collezionismo. Mentre i
nostri reporter si preparano a una copertura attenta della manifestazione, il
nuovo numero della rivista contiene una ricca anteprima scritta dallo staff di
Lucca Games (in rigoroso ordine alfabetico Andrea D’Urso, Fabrizio Paoli,
Andrea Parrella e Antonio Rama) che illustrano in anteprima l’edizione 2013;
Mauro Longo invece propone una recensione di un piccolo classico, En Garde, sia nella versione originale
che in quella più recente; Ciro Alessandro Sacco invece pubblica una cronologia
della TSR, in occasione del XXX anniversario virtuale di quello che fu
l’editore di giochi di ruolo per eccellenza; Gianmatteo Tonci infine esamina un
piccolo classico, The Horrible Secret of
Monhegan Island, edito dalla leggendaria Grenadier; Daniele Prisco nel suo
editoriale analizza l’impatto del crowdfuding
anche in Italia per la pubblicazione di giochi di ruolo.
Il numero 43 di DM
Magazine può essere scaricato qui (in versione e-book):
Il nuovo numero di DM Magazine,
il numero 44, sarà disponibile ad dicembre 2013, con ampio spazio a Lucca Games
2013, un secondo articolo dedicato alla TSR e altre perle.
A presto!
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