domenica 30 gennaio 2011

Il tesoro perduto



I personaggi vengono contattati da un emissario di Rhotan Vor che gli comunica di essere invitati ad una cena la notte dell’ultimo giorno della Festa del Sole Alto, come ospiti del mercante.

Zabood, Bladezz, Quinn e Redgar accettano e si presentano al grande carro di Rhotan la sera dell’ultimo giorno di mercato. Vengono ospitati in una piccola sala dove un banchetto è stato imbandito e Rhotan Vor siede già a capotavola. Il mercante non si perde in chiacchiere e durante la cena arriva subito al punto.

E' rimasto contento del lavoro svolto precedentemente dai personaggi e, dopo la discussione avuta con il templare, crede che il gruppo possa essere interessato ad intraprendere un lavoro per suo conto, ritrovare un antica cripta, perduta da un centinaio d’anni, in cui si dice il patriarca dell’ormai scomparso casato mercantile dei Madar avesse nascosto gran parte delle sue più preziose ricchezze, prima di essere annientato da un casato avversario per il monopolio del commercio di bestiame nel Tavoliere.

Il gruppo si dovrà prima accertare che le leggende siano vere, poi individuare il posto con esattezza e infine rendere sicuro il ritorno della carovana di Rhotan con il tesoro fino a Tyr, in cambio, potranno prendere dalla cripta tutto ciò che riusciranno a trasportare con le loro sole forze e, arrivati a Tyr, essere retribuiti con il 10% del valore dell’intero tesoro una volta piazzato.

I personaggi accettano e si fanno rivelare il resto del racconto dal mercante che afferma che se c’è qualcuno che possa avere indizi sul posto, il cosiddetto “canyon del Gothay”, questi possono essere gli elfi della Mano d’Argento, il clan nomade che ormai da anni gestisce l’oasi chiamata La Sorgente d’Argento. Lui organizzerà una carovana per l’oasi, il gruppo precederà la carovana di una buona mezza giornata e si occuperà di rendere sicura la traversata sulla Grande Strada o di avvertire la carovana di eventuali pericoli.

La notte, mentre tutti dormono nella grande tenda che ospita i pellegrini giunti ad Altaruk e senza dimora, qualcuno sveglia Quinn e la invita ad uscire sussurrandogli di non farsi sentire. Quinn segue lo strano individuo che si rivelerà essere un elfa, come lei, di nome Iseel. L’elfa, sicuramente una nomade del deserto, sembra conoscere bene quanto successo la sera a cena, compreso il fatto che il gruppo debba partire per l’oasi. Iseel chiede a Quinn di portare un messaggio per Toramund, l’attuale capo del clan della Mano d’Argento e le fornisce un cilindro con dentro una pergamena. Non si fida di nessuno che non sia un elfo, ed è per questo che lo ha chiesto proprio a lei. Gli consegna un piccolo sacchetto con delle monete e le dice che parlando con suo fratello Isann, arrivata all’oasi della Sorgente d’Argento, verrà ulteriormente pagata. Quinn accetta e Iseel sembra entusiasta della cosa.

La mattina successiva all’alba il gruppo recupera le cavalcature e le provviste per il viaggio, ma non tutte gli vengono fornite, gli basteranno solo fino alla prima oasi che incontreranno, dopo di che la carovana di Rhotan Vor gliene fornirà delle altre.

Il personaggi si mettono in viaggio e fin da subito le estreme condizioni del Tavoliere minacciano l’incolumità del gruppo che dopo alcuni giorni sotto il sole cocente sono investiti da una tempesta di sabbia che li mette alle strette. Alcuni ne escono decisamente spossati ma continuano il viaggio.

La mattina dell’ultimo giorno, forse per la fatica accumulata non si rendono conto di essere entrati in una zona presa come dimora da una famiglia di Baazrag che disturbati dall’intrusione, rispondono alla minaccia con un attacco improvviso. L’assalto e veloce e anche i cuccioli di Baazrag si dimostrano forse anche più cattivi e voraci degli stessi adulti. Il gruppo riesce comunque a salvarsi dalla minaccia benché con qualche ferita e prosegue il suo viaggio.

La prima tappa è quasi completa, l’oasi senza nome è ormai a vista…

1 commento: